Conflitto femoro-acetabolare

Il conflitto femoro-acetabolare (o FAI, femoro-acetabular impingement) è una patologia dell’anca causata da un anomalo contatto tra la testa femorale e l’acetabolo durante la normale escursione articolare. Il FAI ha come conseguenza principale una lesione del labbro acetabolare, ragione per cui tale patologia è stata riconosciuta causa di artrosi precoce nei pazienti giovani.

Quali sono le cause

La causa del FAI è una malformazione dell’anca che si sviluppa nei primi anni di vita; se la malformazione riguarda la non perfetta sfericità della testa femorale, che può, ruotando, entrare in conflitto con il bordo acetabolare, si parla di conflitto tipo “CAM”. Se la malformazione riguarda l’eccessiva “chiusura” dell’acetabolo, che pertanto “pinza” al suo interno la testa del femore, si parla di conflitto tipo “PINCER”.

Quali sono i sintomi

Il conflitto femoro-acetabolare è caratterizzato dal dolore inguinale e talvolta posteriore, laterale o con irradiazioni complesse. Caratteristico il dolore o il discomfort del paziente alla stazione assisa (seduta), più o meno prolungata, o agli esercizi con anca in flessione e nei movimenti di intrarotazione dell’anca o nei movimenti di extrarotazione. Spesso si registra una rigidità delle anche, con i pazienti affetti che non riescono ad assumere alcune posizioni (faticano, ad esempio, ad accavallare le gambe). La sintomatologia dolorosa , è molto evidente nei pazienti che praticano yoga, arti marziali o pallanuoto e, in assenza di trattamento, il paziente giunge in breve alla claudicazione.

Come si fa la diagnosi

La diagnosi clinica si esegue con delle manovre sul paziente sdraiato in posizione supina. La diagnosi di FAI (e soprattutto la sua classificazione) può essere correttamente eseguita già sulla base di una radiografia standard, ma sono necessarie proiezioni specifiche che non permettono errori nella loro esecuzione. E’ inoltre necessario eseguire le radiografie bilaterlamente poichè si tratta spesso di una patologia bilaterale. Esami più specifici (TAC, artro-RMN), hanno un reale significato solo nella prospettiva di un intervento chirurgico correttivo: se i danni sono troppo severi, infatti, precludono una chirurgia conservativa.

Come si cura

In presenza di diagnosi precoce e con l’articolazione ancora priva di evidenti segni degenerativi, è possibile praticare osteoplastiche di resezione, in pratica un intervento che ridelinea l’anatomia dell’articolazione, che nella maggior parte dei casi possono essere eseguite oggi in artroscopia con tecniche mini-invasive. Se le degenerazione articolare è già molto avanzata l’unico trattamento giustificato è la sostituzione protesica. Una terapia farmacologica con anti-infiammatori è essenzialmente palliativa e dovrebbe essere impiegata in modo ciclico e non continuativo. Un programma kinesiterapico di retroversione pelvica è potenzialmente vantaggioso.