E’ una patologia piuttosto frequente che interessa in particolar modo i soggetti di sesso femminile di età compresa tra i 25 e i 50 anni.
Si tratta di un quadro fibrotico perineurale, ovvero una formazione di tessuto cicatriziale fibroso legata alla continua frizione sui nervi da parte delle ossa metatarsali e del legamento intermetatarsale profondo.
Di norma, il neuroma di Morton è localizzato nello spazio fra il terzo e il quarto metatarso (ciò si spiega essenzialmente con il fatto che, a livello di questo spazio, le ossa metatarsali e il legamento intermetatarsale sono più mobili), ma anche in quello tra il secondo e il terzo, tra il quarto e quinto e, anche se molto più raramente, tra il primo e il secondo.
Quali sono le cause
L’eziologia del neuroma di Morton è multifattoriale; tra le cause più frequenti ricordiamo: uso di calzature non adeguate (per esempio, nelle donne, l’indossare per molto tempo scarpe con tacchi a spillo o le punte eccessivamente strette), scompensi di tipo posturale, alluce rigido, alluce valgo, ipercarico avampodalico, alterazioni morfologiche del piede (piede cavo e piede piatto),microtraumi al piede, leggeri, ma ripetuti come nella corsa.
Come si manifesta
Il dolore, di tipo nevralgico, è di notevole intensità; si avvertono bruciore, la sensazione di scossa elettrica e l’impellenza di togliere la calzatura. Le sensazioni dolorose sono più frequenti durante la deambulazione, ma, per quanto ciò avvenga più raramente, possono essere avvertite anche a riposo. In molti casi si hanno parestesie, intorpidimento e un calo della sensibilità.
Tipico è il cosiddetto segno della vetrina, curiosa e pittoresca espressione utilizzata però anche dagli specialisti per indicare il bisogno impellente di togliere la calzatura che riveste il piede interessato; si fa riferimento al fatto che il soggetto (più frequentemente una donna), per passare inosservato nella manovra, si ferma davanti a una vetrina facendo finta di osservarla.
Come si effettua la diagnosi
La diagnosi del neuroma di Morton è essenzialmente clinica; l’esame obiettivo deve innanzitutto escludere eventuali altre cause o presenza di deformità che possano generare una sintomatologia simile. Di norma, all’esame clinico, il piede non presenta particolari alterazioni di tipo morfologico; non è però infrequente osservare la sindrome di Morton associata ad altre problematiche dell’avampiede quali, per esempio, il dito a martello o l’alluce valgo. Talvolta può esserci la presenza di tumefazione. In alcuni casi, alla palpazione della zona interessata, è avvertibile un caratteristico “clic” (segno di Mulder).
Particolarmente indicative, essendo spia di una tensione presente a livello dello spazio intermetatarsale, sono la divaricazione e la leggera flessione della dita.
La ricerca del dolore alla pressione deve essere effettuata con una certa accuratezza; è infatti necessario fare le opportune distinzioni con altre patologie (per esempio una sinovite dell’articolazione metatarso-falangea) che potrebbero dare riscontri simili.
Per quanto riguarda i segni neurologici, i più frequenti sono l’ipoestesia del terzo e del quarto dito, l’iperalgesia del polpastrello del terzo o del quarto dito e la riduzione della sensibilità vibratoria (ricerca con il diapason).
La Risonanza Magnetica mostra il neuroma solo quando le dimensioni sono ragguardevoli e la diagnosi è gia stata ottenuta.
Quali sono le cure
Se la sintomatologia è presente da meno di sei mesi è possibile tentare interventi di tipo conservativo attraverso terapie farmacologiche a base di antinfiammatori, infiltrazioni locali di cortisone, terapie di tipo fisico. Generalmente l’uso di plantari non sortisce alcun effetto importante.
In cosa consiste l’intervento
In anestesia peiferica e tecnica MIS (mini invasiva) si esegue l’asportazione del nervo interessato (neurectomia); l’asportazione non provoca problematiche a livello di movimento delle dita dal momento che il nervo in questione ha esclusive caratteristiche di tipo sensitivo; può permanere invece una leggera diminuzione della sensibilità cutanea nella zona interessata.
Un intervento chirurgico che non prevede la rimozione del nervo è la decompressione endoscopica del nervo; l’intervento, sicuramente meno traumatico della neurectomia, prevede la decompressione del nervo sezionando il legamento traverso intermetatarsale. L’intervento di decompressione viene effettuato attraverso l’introduzione di cannule apposite, sotto guida endoscopica.
Dopo l’intervento
La deambulazione susseguente all’intervento è generalmente buona e tutti i disturbi scompaiono di norma nel giro di pochi mesi. Il paziente viene dotato, nelle prime tre settimane, di apposita calzatura. Le complicanze sono rare, ma le recidive non sono infrequenti.